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La tua mente cerca di aiutarti…. un po' a modo suo

Dott.ssa Elisa Arena

cervello

Quante volte ti sei trovato a lottare contro i tuoi pensieri? Magari ti sei detto qualcosa come:

“Non dovrei pensarla così”, “Devo smetterla di preoccuparmi”, "Ma perchè ci resto ancora male, è passato molto tempo?". Eppure, più cerchiamo di respingere certi pensieri, più sembrano tornare, quasi con maggiore insistenza. La verità è che il nostro cervello ha un ruolo ben preciso: aiutarci a navigare il mondo,e a sopravvivere. Questa caratteristica ha permesso a noi umani, e anche ad altri animali, di continuare a vivere su questo pianeta. Nella psicologia chiamiamo questa parte della mente dedicata alla sopravvivenza "il cervello antico" (Gilbert, 2005). Il "cervello antico" si occupa della ricerca di cibo, sicurezza, socializzazione e delle risposte attacco-fuga-congelamento.

Durante l'evoluzione, l'uomo ha poi sviluppato anche un "cervello nuovo", strutture cerebrali come la corteccia prefrontale, (Gilbert, 2005), che ci permette di riflettere, pensare al futuro, ragionare sul nostro pensiero (=metacognizione) e di imparare dalle esperienze passate. Le due parti del cervello spesso collaborano efficacemente tra di loro ma a volte succede che il cervello nuovo attiva strutture cerebrali appartenenti al cervello antico, provocandoci reazioni emotive, sensoriali e fisiche spesso intense. Lo fa attraverso i pensieri, che segnalano al cervello antico che "siamo in pericolo", "siamo di nuovo in situazione X, che in passato ci ha fatto male". E il cervello antico reagisce, indipendentemente dal fatto se siamo davvero in pericolo o meno. Adotta la filosofia: Prevenire è meglio che curare. Questo funzionamento sembra essere unico per noi essere umani. Altri animali, una volta che il pericolo è passato, tendono a tornare a quello che stavano facendo prima che si presentasse.

Noi umani invece, restiamo spesso invischiati in questi circuiti e facciamo fatica ad uscirne, cosa che a lungo andare può compromettere il nostro benessere psicologico (K.Harris, 2024). Possiamo restare "agganciati" per molto tempo con i nostri pensieri, spesso senza accorgerecene.

A lungo andare, questi pensieri o giudizi diventano delle lenti rigide attraverso le quali vediamo noi stessi, gli altri e il mondo. Guidano le nostre scelte e l'interpretazione di quello che viviamo, ci portano a giudicare, a sentirci bloccati o incapaci di andare avanti (Wilson, 2008).


Vediamo qui di seguito alcune delle funzioni la mente cerca di svolgere quando ci propone certi pensieri (R. Harris, 2022):


  • Preoccupazione per il futuro → La mente cerca di dirci "stai attento, potresti farti del male", così che possiamo proteggerci ed essere pronti ad affrontare pericoli per noi o i nostri cari

  • Ruminazione sul passato → La mente riflette sugli eventi del passato cercando di capire il loro perchè e, successivamente, di prepararci per situazioni simili del futuro

  • Disperazione, inutilità, insensatezza → La mente cerca di salvarti dal dolore che viene dalle parte della vita di cui ci importa davvero. Cerca di dirci "smetti di lottare", e di proteggerci dalla frustrazione


Se noti quindi di avere questi o altri pensieri difficili, non significa che ci sia qualcosa di sbagliato in te. Anzi! Significa che la tua mente sta facendo il suo lavoro e cerca di aiutarti (un po' a modo suo). Non possiamo, e non dobbiamo, eliminare questi pensieri, nè il sistema del cervello antico. Non c'è nulla che non vada bene con loro. Hanno una funzione molto importante per noi essere umani, ovvero quella di permettere la nostra sopravvivenza. Possiamo però modificare il nostro modo di reagire a loro, specialmente se non sono utili per noi, "sganciandoci" senza cercare di discutere la loro veridicità o di cacciarli via.


Come reagire ai pensieri poco utili

Quando riconosciamo di trovarci di fronte a pensieri poco utili, spesso crediamo di dover “pensare positivo”. Ma c’è un problema: i pensieri vanno e vengono, e non possiamo controllarli nè sovvrascriverli con altri pensieri.

Invece che cercare di eliminarli, evitarli, ignorarli, combatterli, può essere più utile osservarli con apertura per quello che sono: prodotti della mente, corrente elettrica, storie, e non verità assolute. Accettare che la mente faccia il suo lavoro senza lasciarci trascinare via è un passo fondamentale per vivere in modo più consapevole ed equilibrato, con più energia a disposizione per ciò che conta veramente per noi.


Quindi, la prossima volta che la tua mente ti prone dei pensieri difficili, prova a riconoscerli per quello che sono: il tentativo del tuo cervello di proteggerti. E poi scegli tu come rispondere, con maggiore libertà e consapevolezza.

Ecco alcuni esercizi pratici che potresti provare la prossima volta che un pensiero difficile si presenta (R.Harris, 2022). Provane alcuni e vedi quale funziona meglio per sganciarti dal pensiero. Non è detto che tutte di queste pratiche proposte ti aiuteranno allo stesso modo. Potresti trovare utile personalizzare le pratiche proposte per renderle "più tue".

Ricorda che l'obiettivo non è quello di fare sparire i pensieri o la sofferenza.


 

Dare un nome / La radio interiore

  • Nota il pensiero e riconosci la sua presenza senza giudicarlo. Potresti anche immaginare che la tua mente sia una radio che trasmette pensieri.

  • Ad esempio, invece di dire “Sto sbagliando tutto”, prova a dire “Sto avendo il pensiero che sto sbagliando tutto”, "Noto il pensiero che...", "Ecco la mia mente che mi dice che...", "La radio dice che...", "La radio sta trasmettendo il programma ..."

Ringraziare la mente

Foglie sul ruscello




 


Malattie croniche, il cervello antico e pensieri automatici

In molte persone che vivono con condizioni croniche, come ad es. l'endometriosi o l'adenomiosi, il cervello antico si attiva di fronte al dolore, alla paura di un nuovo flare-up, all’incertezza sulle cure, o all’ansia per il futuro. Se questi momenti sono frequenti, la persona si trova costantemente in allerta, anche nel caso che sia una giornata "più leggera" (ad es. con meno sintomi gravi).

La sola idea che da un momento all'altro il dolore potrebbe ripresentarsi, o che potrebbe essere difficile svolgere le attività della vita quotidiana, attiva il sistema del cervello antico.

Si generano emozioni come l'ansia, la rabbia, la vergogna. E con loro, le reazioni fisiche che ci preparano ad affrontare le minacce (percepite o reali). I pensieri girano, andiamo in modalità "attacco-fuga-congelamento", i muscoli si irrigidiscono di più, facciamo fatica a concentrarci, e via dicendo.

E quando la mente si aggancia a certi pensieri, il dolore può persino amplificarsi, creando un circolo vizioso tra mente e corpo.


Proviamo a calare quanto detto sopra sull'esempio dell'endometriosi.

Se vivi con l'endometriosi, potresti forse conoscere alcuni di questi pensieri:


  • "E se domani al lavoro mi venissero le mestruazioni?"

  • "Non sono in grado di vivere una vita normale"

  • "Nessuno capisce quanto sia difficile la mia vita"

  • "Non starò mai meglio"


Questi pensieri sono i tentativi del tuo cervello antico di prepararti ad eventuali minacce e a permetterti di sopravvivere. Però molte volte, questi pensieri non ti permettono di vivere il presente, nè di orientarti verso le azioni che puoi prendere per stare meglio.


Ecco alcune emozioni e sensazioni fisiche che potrebbero essere legati a questi pensieri:



"E se domani al lavoro mi venissero le mestruazioni?"

Ansia, tensione, disperazione, nausea, giramenti di testa

"Non sono in grado di vivere una vita normale"

"Nessuno capisce quanto sia difficile la mia vita"

"Non starò mai meglio"


La prossima volta che la tua mente ti sommerge di dubbi, preoccupazioni o pensieri simili a quelli sopra, ricordati: Questi pensieri possono sembrare assoluti e inconfutabili, ma in realtà sono parole che la mente produce, non verità scolpite nella pietra. Prova a sperimentare gli esercizi nel riquadro sopra. Non devi lottare con i tuoi pensieri; non devi cercare di eliminarli o combatterli.

La chiave è osservarli senza identificarti completamente con essi. Puoi riconoscere il pensiero, accoglierlo per quello che è – un pensiero che può essere doloroso, ma che non ti definisce – e poi scegliere liberamente la direzione in cui andare.


Alcune considerazioni conclusive

Non è sempre facile riconoscere i propri pensieri e, ancora di più, essere gentili con se stessi, soprattutto quando si sta affrontando un momento difficile condizione oppure una condizione come l’endometriosi. Nei momenti in cui il dolore è intenso e la mente si riempie di pensieri difficili, può sembrare quasi impossibile essere comprensivi con se stessi e trovare una strada verso l'azione.

Il processo di cambiamento richiede tempo e che ci saranno giorni in cui non riuscirai a fare tutto quello che speravi. Se ti sembra difficile all'inizio, va bene così. Ogni volta che ti ricordi di provare una di queste tecniche (oppure una tua variante personale di esse), anche se solo per un attimo, stai coltivando questa nuova abilità. L’idea non è quella di cambiare tutto all’improvviso, ma di aggiungere qualcosa di nuovo, creando uno spazio tra te e i tuoi pensieri dove puoi accogliere quello che sta succendendo per poi scegliere più liberamente come rispondere.


 

Se pensi di voler intraprendere un percorso con me, contattami qui per un colloquio conoscitivo.


 


Aggiornamento 2025:

A marzo parte il percorso di gruppo "Endometriosi e benessere psicologico", dove tra le varie tematiche esploriamo anche alcuni dei concetti trattati su questa pagina. Se vivi con l'endometriosi e sei curiosa di sapere di più, contattami.

Dott.ssa Elisa Arena

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